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Saper leggere il contemporaneo non è mai facile. Districarsi tra le centinaia di dischi che vengono pubblicati ogni giorno è un’impresa ardua, così come capire dove si stanno dirigendo i nuovi suoni e le nuove tendenze del momento. Se parliamo di musica soul, poi, il discorso si complica ulteriormente. È un genere che non dimentica le proprie radici ma che, allo stesso tempo, non smette mai di mescolarsi ad altri generi e ad altre influenze. Tenersi aggiornati diventa faticoso e l’abitudine più frequente può essere quella di ritornare ad ascoltare i grandi nomi del passato snobbando invece quelli che oggi stanno già scrivendo le basi di un futuro ancora più interessante. Secondo Ainè, una delle persone più adatte se si vogliono consigli sulla black music, tenere viva la curiosità è fondamentale: «Spotify, iTunes, YouTube, tanti vinili e cd. Io ascolto continuamente nuove cose e cerco sempre di avere più informazioni possibili. Faccio le mie ricerche, oppure punto sul passaparola, con i miei amici e i miei colleghi ci scambiamo musica come se fossero le carte dei Pokémon (ride). La curiosità è alla base della vita, della crescita, dell’obiettivo. Se uno non studia, non si interessa, non rischia mai, allora non arriverà lontano».

Classe 1991, Ainé è una delle voci più interessanti del nu-soul italiano. Nonostante la giovane età, ha alle spalle un curriculum invidiabile. Ha studiato in scuole prestigiose come la Venice Voice Academy di Los Angels o il Berklee College of Music di Boston e ha aperto i concerti di artisti del calibro di Solange, di Robert Glasper e di altri ancora.

Ainé è cresciuto a pane e black music. A casa sua si ascoltava di tutto, da Pino Daniele, Lucio Dalla, fino a Stevie Wonder, Chet Baker, Miles Davis, D’Angelo, ecc. Da piccolo il suo disco preferito era Off the wall di Michael Jackson ma se oggi fa il musicista è tutto merito del video di Thriller: «vedendolo ho capito che anch’io volevo vivere di musica, di danza e di concerti». Nonostante i tanti riconoscimenti, però, ci tiene a rimanere con i piedi per terra e, quando gli si fa notare la straordinarietà del suo percorso, lui risponde così: «Credo che la normalità debba essere proprio questa per chiunque voglia intraprendere una strada simile alla mia. Bisogna studiare, soffrire, fare esperienza, prendere tante batoste e poi rialzarsi, solo così si cresce e si migliora. La musica è un lavoro serio e professionale come tutti gli altri, probabilmente è il più difficile del mondo».

Ainé è stato scelto per preparare un particolare dj set in vista del Nu-Soul Summit 2018, il prossimo 17 maggio (LINK) al Lanificio159 di Roma; insieme a lui ci saranno RBSN e Technoir. Sarà un piccolo tributo italiano a quei Soul Summit (LINK) inaugurati una decina di anni fa, tra Chicago e Brooklyn, che hanno trovato un nuovo modo di rileggere il soul e la musica nera incendiando i migliori dance floor americani.

17 maggio

Per l’occasione abbiamo chiesto ad Ainé un elenco dei dischi soul più importanti degli ultimi anni. Trovate nomi noti al grande pubblico come Kendrick Lamar, Justin Timberlake o lo stesso Robert Glasper e altri decisamente meno conosciuti ma che dovreste riscoprire assolutamente. «Scelti dal 2010 ad oggi, questi sono solo una piccolissima parte dei dischi che mi hanno cambiato, ispirato, illuminato» – conclude Ainé – «Fatico persino a preferirne uno in particolare, in ognuno lascio un pezzo di cuore». Ci si vede in pista.

Breve guida al soul degli anni 10

To Pimp a Butterfly – Kendrick Lamar
Black Radio – Robert Glasper
Black Radio 2 – Robert Glasper
The 20/20 Experience – Justin Timberlake
Every Eye – Ivan Ave
Shadow Theater – Tigran Hamasyan
Telefone – Noname
99.9 – Kaytranada
Where will we go – Nick Hakim
Body wash – Mndsgn