il mese scorso è uscito un best of che mette insieme molte delle collaborazioni più famose tra Dj Fede e il rap italiano. Trovate nomi storici come Gué Pequeno, Caneda, Esa, Tormento ma anche mc come Ghali, Lowlow e Lazza, che oggi negli instore scatenano scene beatlesiane ma che, ai tempi, in pochi conoscevano. Certo, non basta una raccolta per riassumere a dovere la caratura del personaggio: grande conoscitore di musica nera, Dj Fede ha all’attivo un lungo elenco di compilation, alcune delle quali sono diventate poi dei veri e propri cult, soprattutto in Giappone dove il suo Incredible Sound of Deep Funk Vol.2 è stato distribuito dalla leggendaria Disk Union. Da produttore ha visto nascere le carriere degli OneMic, di Fred De Palma, di Coez e di molti altri. Ad ottobre pubblicherà anche un live registrato ad Amsterdam dedicato alle versioni dub delle sue produzioni, nate in collaborazione con Paolo Baldini (Mellow Mood, Dubfiles), Victor Rice degli Easy Star All-Stars e altri ancora.
Ormai sono quasi trent’anni che passa buona parte delle sue serate con una cuffia in testa e gente che gli balla davanti. «Era il dicembre dell’’89, avevo quindici anni. Suonavo il sabato sera al Rock City, una discoteca storica di Torino» – racconta – «Ho iniziato facendo da assistente ad Alex Farolfi, che adesso è a Radio DeeJay. Gli portavo le borse, a volte mettevo qualche disco». I dischi a cui si riferisce rientravano nella cosiddetta “musica commerciale”, come molti suoi colleghi è partito da lì. Poi ha scoperto Jamiroquai, gli Incognito, Galliano e tutto quel mondo sonoro tipico dell’Acid Jazz di Gilles Peterson. Arrivare al rap, andando a ritroso fino al deep funk, ovvero ai dischi stampati solo su 45 giri, è stato più che naturale. «Con il passare degli anni ti ritrovi a cercare cose sempre più difficili e poco conosciute» – racconta – «Negli anni ’90 avevo già sviscerato tutto quello che dovevo sapere sui nomi più classici. Dovevo scavare più a fondo, se suoni all’infinito James Brown è normale che ti annoi, allora inizi a cercare cose più per te stesso, per il tuo gusto personale. Anche se poi, si sa, il dancefloor vuole tutt’altro».
Ad oggi la sua collezione conta più di 26.000 dischi. Per lui la regola del buon crate digger è solo una: continuare cercare musica. «Non c’è mai stato un mio viaggio in cui, prima di partire, non abbia controllato gli indirizzi dei negozi più vicini» – racconta – «Non passa giorno che io non vada sul sito di Dusty Grove (linkare nome https://www.dustygroove.com/) a controllare le nuove uscite». Per Dj Fede il vero ritorno a casa coincide con il momento in cui riesce a sedersi davanti al piatto e inizia ad ascoltare tutto quello che ha comprato in viaggio. Questo bisogno di dedicare attenzione ai propri dischi è fondamentale: «Per me è importante ascoltare musica almeno due ore al giorno, anche solo per trovare quel frammento da pochi secondi che poi, campionato, diventerà il beat di una mia produzione» – conclude – «Capitano dei periodi in cui non riesci ad avere abbastanza tempo libero ma, dopo un po’, senti proprio l’esigenza di ritornare alla tua passione».
Prima di salutarci gli chiediamo un piccolo regalo, un breve elenco di label da conoscere assolutamente. Ovviamente la sua scelta è stata tutt’altro che scontata.
Cat Records
Parto con una piccola etichetta. Ha prodotto una cinquantina di uscite, tra soul funk e disco. Tutto il catalogo è di ottima qualità, direi che l’album più riuscito è The Best kept Secret dei Raw Soul Express, da cui è stato tratto un piccolo classico del soul intitolatoThe Way We Live.
Briarmeade Records
Qui parliamo di 6 o 7 prodotti, quindi veramente un catalogo ridotto all’interno del quale spiccano l’album di Denny Barberio The Best Performance Of My Life e il 45 giri degli Ellipsis, People, diventato un vero disco da collezione e con un valore che si aggira attorno alle 1000 sterline.
People Records
Questa è un’altra etichetta piccola ma fondamentale. Fondata da James Brown, vantava un roster di tutto rispetto. I nomi che ne facevano parte gravitavano attorno al circuito dei musicisti scelti dal padrino del soul per i suoi live, tra cui cito The J.B.’s, Lyn Collins, Maceo & The Macks e lo stesso James Brown.
Philadelphia International Records
Il soul e la disco, ma senza tralasciare il funk, sono gli ingredienti che compongono il nutritissimo catalogo della Philadelphia International Records. Tra i nomi spiccano The O’Jays, Lou Rawls, Teddy Pendergrass, Jerry Butler e tanti altri. Etichetta fondamentale per chi ama la musica black a tutto tondo.
Jazzman Records
Infine un’etichetta nata negli anni 2000 che ristampa gemme del soul e del funk. Il catalogo è veramente nutrito e sopraffino. Per me è stata fondamentale, mi ha fatto scoprire dei brani che diversamente non avrei mai conosciuto. Ho collaborato con Gerald, l’A&R, che mi ha concesso le licenze di alcune perle per la mia collana Deep Funk Theory.